Page 17 - merged
P. 17
334 LUISA BONOLIS
lavorare con lui. Rasetti è richiamato dal Marocco e il chimico Oscar D' Agostino, appena
tornato per le vacanze di Pasqua dal laboratorio dei Joliot-Curie, dove aveva appreso le
tecniche di radiochimica, è sollecitato a unirsi al gruppo. In poco tempo vengono irradiati
con neutroni una sessantina di elementi e in almeno quaranta di questi vengono scoperti,
e spesso identificati, nuovi elementi radioattivi. I risultati ottenuti dal gruppo dei "ragaz-
zi di via Panisperna" dimostrano tutti i vantaggi del lavoro di équipe, introdotto per la
prima volta proprio a Roma. La grande importanza di questi risultati è immediatamente
evidente. Il 24 aprile Ernest Rutherford, il padre della fisica nucleare, si complimenta
con Fermi per il successo degli esperimenti: "Mi congratulo con lei per il successo della
sua fuga dalla sfera della fisica teorica. Sembra proprio che lei abbia trovato una buona
linea di ricerca per cominciare". Nel procedere con il bombardamento sistematico, Fermi
e il suo gruppo, all'inizio dell'estate, arrivano a irradiare il torio (numero atomico 90) e
l'uranio (numero atomico 92), ma la naturale attività di questi elementi ostacola l'identi-
ficazione dei nuovi radionuclidi artificiali ottenuti. Fermi e il suo gruppo dimostrano che
l'attività di tali radionuclidi non è dovuta ad alcuno degli isotopi di elementi compresi fra
il piombo e l'uranio, cioè con numero atomico compreso fra 86 e 92. Il gruppo è convinto
di avere prodotto e identificato due elementi transuranici che vengono battezzati esperio
e ausonio e accantona la possibilità che il nucleo di uranio possa scindersi in "molti grandi
pezzi" ciascuno dei quali può essere un isotopo di elementi noti ma lontani dall'uranio
e dal torio nella tavola periodica. Questa ipotesi, esplicitamente avanzata dalla chimica
tedesca Ida Noddack in un suo articolo del 1934 regolarmente inviato a Fermi, implica un
tipo di reazione nucleare completamente nuovo e viene rapidamente accantonata. Altri
quattro anni di ricerche portate avanti nei laboratori più importanti dell'epoca saranno
necessari per svelare l'enigma dei "transuranici".
Nell'autunno del 1934 Fermi assegna ad Amaldi e Bruno Pontecorvo, appena lau-
reato, il compito di stabilire una scala quantitativa delle attività indotte negli elementi
bombardati. I due si trovano subito di fronte a una serie di problemi perché l'inten-
sità della radioattività ottenuta sembra dipendere dal materiale su cui vengono posti la
sorgente e l'elemento da irradiare, come ricorda Amaldi: "Certi tavoli con sopra uno
spettroscopio avevano proprietà miracolose; l'argento irradiato su quei tavoli diventava
molto più attivo rispetto a quando veniva irradiato su altri tavoli di marmo nella stessa
stanza". Per chiarire il mistero vengono eseguite osservazioni sistematiche a partire dal
18 ottobre, in particolare Amaldi effettua una serie di misure all'esterno e all'interno di
una sorta di casetta di piombo le cui pareti hanno 5 cm di spessore che serve da schermo
per le radiazioni. I risultati mostrano chiaramente che, mentre all'esterno la capacità di
attivazione decresce rapidamente con l'aumento della distanza fra sorgente ed elemento
irradiato, all'interno la diminuzione è molto più lenta. A questo punto, per misurare
l'assorbimento del piombo viene preparato un cuneo di questo materiale da inserire tra
la sorgente di neutroni e il rivelatore con l'idea di confrontarne l'assorbimento rispetto a
un mattoncino di piombo dello stesso spessore. La mattina del 22 ottobre i membri del
gruppo sono impegnati con gli esami e Fermi decide di procedere da solo per risolvere
l' "enigma del piombo". In quel momento soltanto Enrico Persico, in visita da Firenze,
si trova con lui ed è lui stesso ad annotare le misure fatte da Fermi. Anni dopo Fer-